“Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna, che qui sono di così delicati vini quanto sia in tutta la Lombardia, tanto rossi quanto bianchi. Et qui sua beatitudine si forniva per il suo viaggio anche che fosse a Ferrara e a Bologna”
Il vino preferito da Papa Paolo III
Sembrava non esistesse una storia del Monterosso, invece c’è, e parte da un viaggio verso la Provenza di Papa Paolo III Farnese. Il giornalista enologico Luciano Ferraro racconta infatti di un viaggio a Nizza, intrapreso da Sua Santità Paolo III il 23 marzo 1536, allo scopo di pacificare Carlo V Imperatore (Re di Spagna) e Francesco I di Valois (Re di Francia). Durante una sosta a Castell’Arquato, il Papa rimase talmente colpito dal paese e dai suoi vini, bianchi e rossi, da serbarne un ricordo di straordinaria piacevolezza.
Il Lancerio, suo vivandiere, tramanda della tappa arquatese: “Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna, che qui sono di così delicati vini quanto sia in tutta la Lombardia, tanto rossi quanto bianchi. Et qui sua beatitudine si forniva per il suo viaggio anche che fosse a Ferrara e a Bologna”.
Fra i vini del bel borgo, al Papa piaceva di più il Gutturnio o il Monterosso? “Su tale argomento”, continua il bottigliere, “ci fu una dotta discussione enologica tra il Pontefice, diversi Cardinali e medici del seguito. Un accordo non fu raggiunto, nonostante le molteplici ragioni addotte da quei sapienti prelati, e Paolo III beveva rosso e bianco senza alcuna spiccata preferenza. Volle inoltre che fossero riempiti parecchi barili dell’uno e dell’altro, dando ordini precisi che le mule durante il viaggio dovessero procedere a passo lentissimo ed uguale affinché il vino non si turbasse.”
Un’altra discussione ove la palma fu data ai vini di Castell’Arquato avvenne durante un pranzo cui parteciparono, fra gli altri, i Cardinali Contarini e Sandoneto, prelati dottissimi e di raffinato palato, e la regina di Navarra, altra intenditrice di questo puro figlio del sole. Dopo avere passato in rassegna diverse qualità di vini e bianchi e rossi, sia italiani che esteri, e avere di ognuno rilevato pregi e difetti, data l’incapacità dei convitati a mettersi d’accordo, il Papa esternò chiaramente la sua preferenza e troncò le dotte disceptazioni dicendo al suo bottigliere: “Portaci di quello di Castell’Arquato. È il solo degno di tanti ingegni”.
Secondo altre testimonianze di Lancerio: “Il vino di Monterosso è perfetto et buono, ma qui sono poche vigne. C’è un’ottima vigna sopra un colle della quale, avendo quella cura et governo che meriterebbe, certo farebbe meglio vino, massimo il rosso, che è un vino stomachevole et mordente et polpato. Di questo vino S.S. beveva assai. Et Ill.mo Sig. Card. Farnese faceva usare una grandissima diligenza ad un suo fattore, chiamato Mons. Valerio, del quale, quando morì di morte subìta, si trovò che aveva nascosto un viluppo di ducati in un monte di grano”.
A sostegno della storicità del Monterosso, è risaputo inoltre che nel XIV secolo Piacenza passò sotto il dominio dei Visconti, Signori di Milano, e i vini piacentini vennero portati alle corti ducali milanesi. In particolare, un certo Alessandro Anguissola da Vigolzone della corte di Milano era, nel 1390, incaricato di fornire proprio il Monterosso alla corte de’ Visconti.
Fu solo nell’ultimo dopoguerra, tuttavia, che la tradizione del Monterosso assurse a onore nazionale, diventando una delle prime Denominazioni d’Origine italiane nel 1974 ed entrando a pieno titolo nella DOC dei Colli Piacentini dieci anni dopo.
Si ringrazia per il testo il Prof. Giovanni Vecchia.
Per approfondimenti:
– “I vini d’Italia giudicati da Paolo III (Farnese) e dal suo bottigliere Sante Lancerio” , Luciano Ferraro, 1878, Rivista Europea, Vol.III.
– “Della Natura dei vini e dei viaggi di Papa Paolo III descritti da Sante Lancerio, suo bottigliere, MDXXXXIX”
– “Della coltivazione delle viti: opuscoli”, Giulio Bramieri, 1793.